Umberto Negri è stato il primo bassista dei CCCP Fedeli alla Linea. Testimone e protagonista della nascita di un fenomeno musicale di cui è stato parte integrante fino al 1985. Dopo venticinque anni ha deciso di

liberare i ricordi e aprire i suoi archivi fotografici che testimoniano i primi passi della band reggiana. Così è nato “Io e i CCCP. Da Carpi a Berlino. Una storia fotografica e orale.” (Shake, pag. 444, euro 19), un libro che non può mancare sugli scaffali degli appassionati e dei nostalgici del punk filo-sovietico.
Dopo un mese di “inseguimenti” reciproci, ecco a voi l’intervista a Umberto Negri.
Intervista a Umberto Negri
Umberto Negri è stato il primo bassista dei CCCP Fedeli alla Linea. Testimone della nascita di un fenomeno musicale di cui è stato parte integrante fino al 1985. Dopo venticinque anni ha deciso di liberare i ricordi e aprire i suoi archivi fotografici per raccontare i primi passi della band reggiana. Così è nato “Io e i CCCP. Da Carpi a Berlino. Una storia fotografica e orale.” (Shake, pag. 444, euro 19), un libro che non può mancare sugli scaffali degli appassionati e dei nostalgici del punk filo-sovietico.
Umberto, come mai hai deciso, dopo molti anni, di aprire il tuo archivio fotografico e tirare fuori i ricordi della tua militanza nei CCCP?
È stato l’incontro casuale con Gomma Guarnieri, al mare, dopo più di venti anni. Ho accettato di fare un’intervista, che poi ha pubblicato sul suo sito www.gomma.tv . Così gli ho raccontato di questi rullini in bianco e nero. Tornato a casa ho colto l’occasione per scansionare tutto il mio archivio. Quando Gomma le ha viste mi ha proposto di pubblicarle. Mi sono fatto allettare dall’idea che uscissero dal cassetto e rimanessero sulla carta: molte non erano neppure state mai stampate. Si è poi posto il problema di scrivere qualcosa per accompagnarle, e da lì il testo.
Come e quando è iniziata la tua storia con i CCCP?
Ferretti, Zamboni e Zeo (Giudici) avevano fatto questo gruppo, MitropaNK, e quattro o cinque canzoni, ma avevano bisogno di un bassista e soprattutto di qualcuno che sapesse fare funzionare gli impianti e capisse qualcosa di musica. Ero amico da anni di Zamboni e avevamo già suonato insieme, anche se in modo piuttosto amatoriale. Così nel luglio del 1982 mi hanno cooptato. Il nome CCCP è nato solo qualche mese dopo, al ritorno da un viaggio estivo a Berlino, ma il suono e un nucleo fondamentale di pezzi erano già stati definiti da qualche mese.
Qual è il ricordo più bello di quegli anni?
Non c’è un momento particolare che potrei definire “più bello”. È stata una storia intensa e importante, con momenti belli e altrettanti brutti, ma con la netta sensazione che comunque stavamo facendo qualcosa di importante, anche se per molto tempo lo abbiamo saputo solo noi.
Perché hai lasciato i CCCP nel 1985?
Sono passati 25 anni, oggi posso cercare di dare al più un’interpretazione.
Penso che, tra gli altri motivi, soprattutto patissi l’inaffidabilità di Ferretti, che era il vero dominus del gruppo. I CCCP senza di me o senza Zamboni potevano andare avanti, ma senza Ferretti non avevano possibilità. Mi sembravano basi troppo labili per giocarci l’esistenza.
Dal 1985 in poi hai avuto modo di incontrare Zamboni e Ferretti?
Ho continuato a frequentare Zamboni abbastanza e regolarmente fino a quando mi sono trasferito a Torino nei primi anni ‘90. Ho invece incontrato Ferretti solo occasionalmente, l’ultima volta a un Salone del Libro. Diciamo che ho avuto dei contatti fino allo scioglimento dei CSI.
Quali sono oggi i vostri rapporti?
Saranno una decina di anni che non sento nessuno.
Di cosa ti occupi attualmente?
Di diritto. Sono avvocato e insegno in un istituto serale.