Domenica 4 settembre, alle ore 20, parleró con l’indomabile Antonio Di Trento del mio libro “Le leggende del jazz. Ritmo e improvvisazione” (Diarkos) al Museo Ebraico di Fondi (LT) nell’ambito della rassegna A Voce Alta. Gli interventi musicali saranno a cura del chitarrista Sally Cangiano, che accompagnerá la serata con le note dei miti dal jazz.
Al Museo Ferroviario di Pietrarsa il 19 marzo arriva “Zephyros- Il soffio dell’anima”, una serata di musica, arte e cultura sul Golfo di Napoli organizzata dalla Fondazione FS Italiane. Un’ottima occasione per accogliere la primavera e l’arrivo di giorni più miti. A introdurci nella nuova stagione sarà il Maestro Ivana D’Addona che eseguirà al pianoforte brani tratti da colonne sonore di famosi film e sue composizioni originali. Nella performance, che si terrà nella sala delle locomotive, sarà accompagnata da Fabiana Sirigu al violino, Mauro Fagiani al violoncello, Paolo Di Lorenzo alla viola e Marco Gaudino al flauto. La serata sarà aperta dal coro polifonico Libentia Cantus, diretto dal Maestro Carlo Intoccia.
In scaletta anche letture sul tema interpretate dall’attore Antonio Gargiulo. Una di queste sarà un mio testo inedito scritto appositamente per questo appuntamento.
I biglietti sono acquistabili direttamente presso gli sportelli all’ingresso del Museo o sul sito http://www.azzurroservice.nt
Una serata di parole e musica per raccontare un artista che ha segnato la storia della canzone italiana. Venerdì 28 agosto, all’Osteria della Vigna di Gabicce Mare, presenterò il mio libro LUCIO DALLA. La Vita, Le Canzoni, Le Passioni (Diarkos), ritratto di un artista che ci ha regalato canzoni memorabili, da Anna e Marco a Caruso, da L’anno che verrà a Canzone. La serata, ideata e organizzata da Giulio Lonzi, vedrà la partecipazione musicale di Stefano Ligi, cantautore urbinate prodotto da Lucio Dalla, che ha avuto modo di lavorare al suo fianco e di condividere con lui il palco.
Per cinque giorni, dal 3 al 7 dicembre, sono stato ospite del programma La Piazza, in onda ogni mattina dalle 7 alle 10 su Radio LatteMiele, per parlare di alcuni dei miei lavori nella rubrica Cinque Libri. A dialogare con me Vicky Mangone, conduttrice della trasmissione e voce storica dell’emittente.
Cliccando sull’immagine potrete ascoltare i podcast dei miei interventi.
Questa settimana sul magazine Note la mia playlist musicale dedicata alla mostra Colori e forme del lavoro. Da Signorini e Fattori a Pellizza da Volpedo e Balla, a Palazzo Cucchiari di Lucca fino al 21 ottobre.
Sul numero di maggio del magazine La Freccia, la mia intervista al tennista Paolo Lorenzi che sarà in tabellone agli Internazionali BNL d’Italia 2018. (Cliccare sulle immagini per ingrandirle).
Sul numero di Note di questa settimana, un mio articolo di presentazione degli Internazionali BNL d’Italia 2018, che si terranno al Foro Italico di Roma dal 12 al 20 maggio. (Cliccare sulle pagine per ingrandirle)
Quando mesi fa seppi che Claudio Baglioni sarebbe stato il direttore artistico e co-conduttore del Festival di Sanremo 2018 rimasi assai perplesso. Principalmente per due motivi:
Il Festival è ormai uno show televisivo, lo spettacolo viene prima di tutto, e Baglioni è un grandissimo cantautore, ma non certo un Pippo Baudo o un Carlo Conti, gente che va in tv con la stessa scioltezza con cui si entra dal macellaio.
Nella sua carriera Claudio non è mai stato in gara al Festival, non ne conosce i meccanismi perversi e le insidie. Come farà a educare questo animale che, se non lo prendi per il verso giusto, diventa molto feroce, pronto a sbranarti in un solo boccone?
Baglioni, Hunziker e Favino
Con il mio bagaglio di perplessità e di diffidenza, martedì sera mi sono accomodato davanti alla tv e, dopo una partenza un po’ ingessata, ho capito che Claudio avrebbe fatto un Festival diverso. Il cantautore romano è riuscito infatti a riportare in gara quella qualità musicale che mancava da anni. Parliamo sempre di pop, sia chiaro, ma c’è pop e pop: esiste un pop d’autore e un pop spudoratamente commerciale, che ha come unico obiettivo quello di strizzare l’occhio al mercato. Ecco, in questo Festival ho trovato tanto buon pop d’autore, come non ne sentivo da anni. E questo è merito delle scelte del direttore artistico, che ha indovinato anche i co-conduttori, Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, sicuri, spigliati e sempre pronti a dare una scossa alla serata. Quindi ben vengano dieci, cento, mille anni di Baglioni al Festival di Sanremo.
Promossi
Decibel
Comincio dal mio podio ideale: sul gradino più alto metterei la Lettera dal Duca dei Decibel, perché sintetizza la mia idea di buon pop d’autore, sia nel testo che nell’arrangiamento, e poi possiede quel retrogusto new wave che tanto amo. Poi Lo Stato Sociale con Una vita in vacanza, perché hanno scritto un pezzo radiofonico senza scadere nelle solite banalità, ‘sole, cuore, amore’, un po’ come fece l’anno scorso Gabbani. E infine sul podio mi piacerebbe che salisse Ron con Almeno pensami, brano inedito di Lucio Dalla, perché è riuscito a trasmettermi l’immagine di Lucio al pianoforte, nella sua casa di Bologna, mentre di notte assembla la melodia e le parole di questo brano, raccogliendo tra le note dolcezza, malinconia e speranza. Non sono d’accordo con chi ha detto che Almeno pensami sia uno ‘scarto’, ovvero un pezzo mai pubblicato da Dalla perché poco riuscito: la storia musicale ci insegna che le canzoni spesso hanno bisogno di ‘riposare’, maturare lentamente per poi esplodere in una stagione indefinita.
Max Gazzè
Altri brani che meritano certamente un posto di rilievo sono quello di Ornella Vanoni con Bungaro e Pacifico, Imparare ad amarsi, fortemente attuale e caratterizzato da un gustoso vestito musicale. Molto interessante anche La leggenda di Cristalda e Pizzomunno di Max Gazzè, pezzo dalle mille insidie, che richiede particolare attenzione nell’esecuzione dal vivo (la prima sera Max ha mostrato qualche incertezza). E poi Arrivedorci degli Elio e le storie tese, non perché sia il loro brano più bello e nemmeno il più geniale, ma per la storia che rappresentano, per la qualità della musica che ci hanno proposto fino a oggi.
Altri pezzi che ho particolarmente apprezzato sono Passame er sale di Luca Barbarossa, a cui va riconosciuto il coraggio di aver riportato la canzone dialettale al Festival, Il mondo prima di te di Annalisa, il brano non è male e lei ha una voce che fa la differenza, Il coraggio di ogni giorno di Enzo Avitabile e Peppe Servillo, Adesso di Diodato e Roy Paci e Custodire di Renzo Rubino.
Rimandati
Noemi
Al di là che sia già edita o meno, che sia un plagio o meno, Non mi avete fatto niente di Ermal Meta e Fabrizio Moro è rimasta lì, nel limbo, tra un forse sì o un forse no, non è brutta ma prevedibile. Sicuramente spopolerà nelle radio, ma a me non ha convinto. Anche le canzoni di Noemi (Non smettere mai di cercarmi), Nina Zilli (Senza appartenere) e Giovanni Caccamo (Eterno) non mi hanno fatto saltare dalla poltrona, né venire voglia di riascoltarle. Le ho trovate eccessivamente ordinarie, ma non mi sento di bocciarle.
Bocciati
The Kolors
La palma dai peggiori in assoluto va ai The Kolors: il brano Frida (mai, mai, mai) è di una banalità disarmante (Frida Kahlo meritava di più), i testi in italiano non fanno per loro. Mi sarei aspettato qualcosa di più da Mario Biondi, la sua Rivederti si nasconde troppo, mentre Così sbagliato de Le Vibrazioni di convincente ha soltanto il titolo. Infine un appello agli ex Pooh in gara, Red Canzian, Roby Facchinetti e Riccardo Fogli: avete fatto la storia del pop italiano, ora è il momento di raccontarla ai nipotini di fronte al caminetto.
Favola Sandgren. Tennys Sandgren, un nome di battesimo, un destino. 26 anni, numero 97 della classifica ATP, mai andato in carriera oltre l’85esima posizione. Habitué del circuito challenger, l’americano è arrivato agli Australian Open 2018 con la prospettiva di fare una comparsata o poco più, il suo tabellone appariva infatti proibitivo, presentandogli sul cammino il numero 8 del mondo Stan Wawrinka. E invece è riuscito a battere nell’ordine il francese Chardy, poi il top ten svizzero e ai sedicesimi il tedesco Marterer. Per uno abituato a giocare tornei minori, già questi ottavi di finale sarebbero sufficienti per raccontare una magnifica favola ai propri nipotini, magari tra quarant’anni davanti al caminetto. E invece Sandgren non si è accontentato e oggi ha affrontato Dominic Thiem, numero 5 del mondo, senza paura, lasciando andare il braccio e trasformando così la sua favola in un’impresa epica. L’americano, l’unico ancora in gara, si è caricato il peso di una nazione sulla schiena e ha superato l’austriaco in 5 set con il punteggio di 6-2, 4-6, 7-6, 6-7, 6-3.
Chung
Pazzi per Chung. Nei quarti Sandgren affronterà il ventunenne Chung, numero 58 del ranking ATP, Next Gen a cui non si può rimanere indifferenti per bagaglio di colpi e doti atletiche. Oggi, nella Rod Laver Arena, il coreano ha fatto a polpette Novak Djokovic, giocando un tennis devastante, completo, a ritmi altissimi, che ha costretto l’ex numero del mondo a capitolare in tre set con il punteggio di 7-6, 7-5, 7-6. Che Chung fosse in ascesa è noto a tutti, ma probabilmente nessuno avrebbe scommesso su questo rapido exploit che l’ha portato a piegare prima il numero 4 del mondo, Alexander Zverev, e poi Djokovic. Ora il coreano troverà Sandgren con cui ha una cosa in comune: è la prima volta in carriera che arrivano a un quarto di finale di uno Slam.
Roger Federer
Nadal e Federer inossidabili. Rafa e Roger, invece, continuano a lasciare poche chance ai loro avversari. Negli ottavi Nadal ha concesso appena un set al generoso e tenace argentino Diego Schwartzman, mentre Federer ha battuto in tre set la sorpresa Fucsovics, commettendo qualche errore di troppo che si è fatto prontamente perdonare con una deliziosa volée dietro la schiena che vale il prezzo del biglietto o dell’abbonamento a Sky.
Seppi e Fognini
Seppi e Fognini. Erano 43 anni che due italiani non si qualificavano contemporaneamente agli ottavi dello stesso Slam, precisamente dal 1976. Ma il sogno è durato poco. Ieri notte Andreas Seppi ha perso in quattro set contro l’inglese Edmund con il punteggio di 6-7, 7-5, 6-2, 6-3, salutando così gli Australian Open. L’altoatesino ha comandato il gioco per tutto il primo set e all’inizio del secondo, poi Edmund è salito in cattedra, anche grazie a un vistoso calo fisico dell’italiano, che non ha più trovato il suo miglior servizio. Peccato. Esce agli ottavi anche Fabio Fognini, che ha provato a fermare un Tomas Berdych che sembra aver ritrovato i colpi dei giorni migliori. L’italiano ha giocato sprazzi di buon tennis, ma con un avversario in questo stato di forma serviva una prestazione di altissimo livello. Il ceco ha chiuso in tre set con il punteggio di 6-1, 6-4, 6-4, ma Fognini ha dato l’idea di esserci in tutti i sensi e di poter crescere ancora nelle prossime settimane. Speriamo di vederlo presto dove merita di stare: tra i primi 20 giocatori del mondo.
Serena Williams con la sua bimba
Torneo femminile. In attesa che tornino le star del tennis femminile, ovvero Maria Sharapova, che c’è (fisicamente) ma ancora non si vede (nei risultati), e Serena Williams, impegnata tra pappe e poppate, il torneo femminile punta sulla Halep che, dopo lo spavento con l’americana Davis, ha superato agevolmente la Osaka con un perentorio 6-3, 6-2. Da tenere d’occhio la rediviva Angelique Kerber, che a sorpresa potrebbe rimettere in riga tutte le colleghe, comprese Svitolina e Wozniacki.
Qualche riflessione su questi primi giorni di Australian Open:
Rafa Nadal
1. Rafa Nadal é in uno stato di forma impressionante: gioca tutti i colpi come se dal loro esito dipendesse la sua vita, anche in vantaggio di 5 giochi a 1 non molla una palla; i suoi primi tre avversari sono usciti dal campo in stato confusionale, soprattutto Estrella Burgos, a cui ha rifilato un triplice 6-1, e Dzumhur, che ha raccolto solo un paio di giochi in più del collega. Insomma, di un altro pianeta. Solo Re Roger potrebbe riportarlo sulla terra.
Andreas Seppi
2. Il “nostro” Andreas Seppi non é mai stato un fuoriclasse, ma un gran lavoratore sí. E questo a volte basta nel tennis per prendersi qualche soddisfazione. Oggi ha battuto nei sedicesimi il croato Ivo Karlovic in un match maratona che si è concluso al quinto set, dopo quasi 4 ore di gioco, con il punteggio di 6-3, 7-6, 6-7, 6-7, 9-7. Non vincerà gli Australian Open, ma é di nuovo agli ottavi del primo Slam dell’anno (come nella scorsa edizione) e non ha un tabellone proibitivo. Dopodomani lo aspetta il giovane tennista britannico, Kyle Edmund, avversario alla sua portata. Forza Andreas!
Lorenzo Sonego
3. Altra nota positiva arriva dai “nostri” giovani, Lorenzo Sonego, Salvatore Caruso e Matteo Berrettini che, nonostante le sconfitte, hanno dimostrato di essere pronti a competere a livelli più alti del circuito Challenger. Oltre la siepe, per loro, potrebbe esserci un futuro luminoso.
4. Sul tennis femminile italiano, invece, stendiamo un velo pietoso. Anche la Giorgi, unica superstite di un’ecatombe iniziata dalle qualificazioni, oggi é stata eliminata. Buio pesto, insomma. Bisognerà cominciare a farsi qualche domanda a livello di investimenti, non si può negare l’evidenza. Nel frattempo ho tanta nostalgia della Pennetta.