Thomas Muster: caduta e resurrezione «dell’animale»

Thomas-Muster-Roland-Garros-1995
Thomas Muster

Ieri é iniziato il torneo ATP di Miami, uno dei Master1000 della stagione, appuntamento che tanti anni fa segnò l’esistenza del tennista Thomas Muster. Appena ventunenne e in piena ascesa, il campione austriaco vide la sua vita e la sua carriera scorrere veloce davanti ai propri occhi nel parcheggio dell’impianto di Miami. Ma prima di raccontare caduta, resurrezione e trionfi di quello che molti addetti ai lavori al tempo ribattezzarono ‘l’animale’, é il caso di spiegare ai più giovani chi é stato Muster negli anni Novanta, ovvero uno dei più grandi tennisti sulla terra battuta del decennio. Vincitore del Roland Garros nel 1995 e numero 1 del mondo nei primi mesi del 1996, Muster ha vinto quarantaquattro titoli ATP, di cui quarantuno sulla terra rossa. Atleta eccezionale, gambe e fiato da maratoneta, istinto animale, l’austriaco surclassava i propri avversari prima sul piano fisico, grazie a una solidità e una resistenza eccezionale, e poi su quello tecnico, imponendo i suoi colpi arrotati e martellanti da fondocampo. Non si distinse di certo per la bellezza del suo tennis, ma per l’efficacia sì.

Eppure la carriera di Thomas Muster il 1° aprile 1989 sembrava compromessa, addirittura al capolinea. Il tennista era impegnato proprio nel torneo di Miami, sull’isolotto di Key Biscayne, e aveva appena battuto in semifinale il francese Yannick Noah, dopo una fantastica rimonta che si era conclusa al quinto set con il punteggio 5-7, 3-6, 6-3, 6-3, 6-2.  Thomas aveva ventuno anni e si era già affermato come specialista della terra rossa, vincendo i primi tornei su quella superficie. Questa finale avrebbe rappresentato un’importante chance di consacrazione anche sul cemento, proiettandolo tra i protagonisti assoluti del circuito ATP. L’indomani avrebbe dovuto affrontare il campione Ivan Lendl per il titolo, ma quel match non si disputò mai. All’uscita dall’impianto infatti, mentre era intento a sistemare l’attrezzatura nel bagagliaio della propria auto, gli piombò addosso a tutta velocità una vettura guidata da un uomo ubriaco. Thomas fu sbalzato per alcuni metri e il ginocchio sinistro sembrò subito compromesso. Finì sotto i ferri e i dottori immediatamente furono molto scettici sulle condizioni della sua gamba e sulla possibilità di tornare a giocare.

Muster-Panca-Infortunio-1989-696x454
Muster si allena sulla panca, 1989

In quel momento uscì fuori l’animo del combattente, l’animale ferito che lotta fino all’ultimo respiro. Non poteva finire in questo modo. A un paio di mesi dall’incidente, Muster partecipò alla cerimonia di premiazione degli Internazionali d’Italia sul Centrale del Foro Italico, quell’anno vinti dall’argentino Alberto Mancini, una presenza quella dell’austriaco che sapeva tanto di riconoscimento consolatorio per una carriera terminata così presto. “Camminavo ancora con le stampelle” raccontò alla Gazzetta dello Sport nel 2015. “La gente si commosse, e quando dissi al microfono ‘Tornerò l’anno prossimo per vincere il torneo’ vidi che tutt’attorno erano risolini e facce piene di dubbi. È vero, era una scommessa un po’ azzardata, in realtà avrei potuto addirittura rimanere zoppo”. Probabilmente il pubblico non conosceva abbastanza il temperamento dell’austriaco, quindi prese le sue dichiarazioni come battute di buon auspicio, magari per farsi forza. Non sapevano che Thomas stesse già programmando il suo rientro. Si era fatto costruire da un falegname una sedia speciale che gli permise di riprendere gli allenamenti anche durante la riabilitazione. Ricominciò a giocare da seduto, allenando il busto e il braccio e mantenendo ferma e sollevata da terra la gamba ingessata. Compiendo un autentico miracolo, Muster fu pronto al rientro nel mese di settembre del 1989, ad appena cinque mesi e mezzo dall’incidente. E mantenne la promessa: partecipò all’edizione del 1990 degli Internazionali d’Italia, conquistando il torneo. In finale batté il russo Andrej Chesnokov con il punteggio di 6-1, 6-3, 6-1. Quella fu la sua resurrezione, l’inizio della sua nuova vita.

Dedizione e sacrificio fecero sì che l’austriaco si imponesse a metà degli anni Novanta come grande dominatore sulla terra rossa. Nel 1995 vinse 12 tornei e 40 match di fila sulla terra, record superato soltanto anni dopo da Rafa Nadal con le sue 81 vittorie sul rosso. Quell’anno vinse di nuovo gli Internazionali d’Italia, superando in finale un altro specialista come lo spagnolo Sergi Bruguera, poi conquistò gli Open di Francia, battendo in finale Michael Chang a cui non concesse nemmeno un set. Ma la vittoria più incredibile dell’annata fu quella ottenuta al torneo di Monte Carlo. Quella settimana Muster appariva più stanco del solito. Nonostante le condizioni non ottimali raggiunse la semifinale, dove incontrò il nostro Andrea Gaudenzi, amico e compagno di allenamenti. Il match fu molto tirato e carico di tensioni, assumendo nel finale toni drammatici: l’austriaco portò a casa la vittoria in due set, ma uscì in barella e fu ricoverato in ospedale, dove trascorse la notte attaccato a una flebo. Nell’altra semifinale il tedesco Boris Becker aveva avuto ragione in tre set del croato Goran Ivanisevic e aspettava in finale Muster. In molti avrebbero scommesso che quella sfida non si sarebbe giocata, considerate le condizioni dell’austriaco appena ventiquattro ore prima. Invece Thomas, uscito dall’ospedale il mattino dopo, decise di scendere in campo ugualmente contro “Bum Bum” Becker, in quel momento numero 2 del mondo, disputando un match memorabile. Muster sembrava rinato: correva da una parte all’altra senza sosta, costringendo Becker a una estenuante maratona. Nonostante tutto il tedesco si aggiudicò i primi due set per 6-4, 7-5, apparendo più lucido nei momenti decisivi. L’austriaco portò a casa agevolmente il terzo set per 6 giochi a 1, sfruttando un calo dell’avversario. Ma fu il quarto set a rappresentare il nodo cruciale del match: i due procedettero in equilibrio fino al 6 pari; nel tie-break Becker riuscì ad allungare sul 6-4, guadagnando due match point che però sciupò malamente con un doppio fallo e un dritto a rete. Da quel momento Muster salì in cattedra: vinse prima il tie-break per 6 a 8 e poi giocò un quinto set senza sbavature, rifilando un sonoro 6-0 a un Becker annichilito. Bum bum uscì dal campo furioso, e in conferenza stampa attaccò duramente Muster, gettando sospetti su questo suo rapido recupero. Thomas rispose sottoponendosi volontariamente al test antidoping, che risultò negativo, eliminando così qualsiasi sospetto sulla sua straordinaria vittoria.

Come ho già detto, nel febbraio del 1996 Muster diventò numero uno del mondo e a maggio si laureò di nuovo campione degli Internazionali d’Italia, battendo in finale l’olandese Richard Krajicek. A questo proposito nel 2015, sempre alla Gazzetta dello Sport, confessò: “Ho avuto da subito un rapporto particolare col vostro paese e il vostro pubblico, che ha sempre capito i miei sforzi e li ha apprezzati. Anche anni dopo, quando sono tornato al torneo, la gente mi fermava: ‘Ciao, Tommaso’. Mi riconoscevano più che in Austria”. 

 

Pubblicità

2 pensieri riguardo “Thomas Muster: caduta e resurrezione «dell’animale»

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...