Tennis e scaramanzie: riti e abitudini dei campioni

Maria Sharapova
Maria Sharapova

Internazionali BNL d’Italia 2018. Al primo turno Maria Sharapova affrontava l’australiana Ashleigh Barty sul campo della Next Gen Arena. Non potevo perdere l’occasione di veder giocare la russa così da vicino. Così mi sono seduto nella tribuna laterale per scrutarne meglio i movimenti, la gestualità e le espressioni del viso. Sono entrato così nel mondo di riti e abitudini che caratterizzano la tennista russa. A parte la sua nota ‘paura’ di mettere i piedi sulle righe del campo tra un punto e l’altro, pena la peggiore delle catastrofi tennistiche, la prima cosa che mi ha colpito è stata la preparazione della risposta al servizio: ogni volta Maria dava per qualche secondo le spalle all’avversaria e in quella frazione fissava un punto indecifrabile sul fondo del campo, stringendo il pugno per darsi la carica; poi si girava e si posizionava per rispondere. É come se in quei momenti focalizzasse qualcosa o liberasse la mente. Un’altra particolarità che ho notato durante l’incontro è legata al suo turno di servizio: le ero così vicino che pensavo di farle un primo piano con la fotocamera del telefonino. Mi sono detto: ‘La immortalo appena si gira verso il raccattapalle che sta dalla mia parte per farsi dare le palline’. Per tutto il primo set la Sharapova non le ha mai chieste a quel raccattapalle posizionato alla sua sinistra. Avrà voluto farmi un dispetto? Non credo. Un caso? Forse. Una scaramanzia? Molto probabile.

Flavia Pennetta
Flavia Pennetta

Questo per raccontarvi che tutti i tennisti ne hanno almeno una, confessabile o inconfessabile, evidente o impercettibile, dentro o fuori dal campo. Dal servire con la stessa pallina con cui si è vinto il punto precedente (molti lo fanno, tra questi Richard Gasquet) alle bottiglie d’acqua posizionate allo stesso modo a ogni cambio campo. Ci sono poi scaramanzie legate all’abbigliamento: negli anni ho sentito storie riguardanti i polsini, le scarpe, i cappellini messi al contrario. Pare che Panatta, quando vinse il Roland Garros nel 1976, abbia indossato in tutti i match la stessa maglietta, ovviamente facendola lavare ogni volta. In diverse occasioni ho intervistato i migliori giocatori italiani e la curiosità mi ha spinto a indagare: Fabio Fognini, per esempio, ha molti riti scaramantici, ma ha preferito non svelarli, rifugiandosi in un diplomatico “[…] Se inizio a elencarli potremmo stare qui per giorni. Ogni atleta ha le proprie manie”; Andreas Seppi, invece, mi ha raccontato che in campo non ha particolari scaramanzie, mentre fuori “l’unico gesto che mi concedo è quello di usare sempre la stessa doccia durante tutto il torneo”, abitudine che è anche di Paolo Lorenzi. Mentre Flavia Pennetta come rito portafortuna mi ha raccontato che raccoglieva i suoi capelli in due modi: “Uno chignon nel singolo e una coda nel doppio”.

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Rafael Nadal

Ma veniamo ai riti dei campioni che spesso assumono la caratteristica di gesti compulsivi: il numero uno in questo senso è Rafa Nadal. Il suo ‘show’ inizia dall’entrata in campo che avviene rigorosamente con il borsone delle racchette sulla spalla destra e una racchetta nella mano sinistra. Al momento del sorteggio, nei pressi della rete con arbitro e avversario, non penso di averlo mai visto fermo: Rafa saltella ripetutamente sul posto, poi fa un passo avanti e uno indietro; terminato il sorteggio, si gira e fa uno scatto verso il fondo del campo. Durante il match sulla terra battuta non manca mai di dare una pulita alla riga di fondo, ma l’apice lo raggiunge quando serve o risponde: di solito parte con la cosiddetta ‘smutandata’, prima dietro e poi avanti, poi passa alla maglietta che solleva leggermente prima sulla spalla sinistra e poi su quella destra, infine mano destra sul naso, una passata dietro l’orecchio sinistro, poi di nuovo sul naso e poi una sistemata dietro quello destro. Vi invito infine a far caso al cambio di campo: Rafa è sempre il primo ad arrivare nei pressi della rete, ma si ferma e aspetta che il suo avversario passi prima di lui.

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Novak Djokovic

Una menzione speciale la merita anche Novak Djokovic e i rimbalzi infiniti quando si tratta di servire prima o seconda palla. Anni fa il serbo aveva l’abitudine di trascorrere circa 25 secondi secondi a ‘batter’ la pallina ripetutamente sul terreno di gioco, con il risultato di snervare gli avversari ma anche il pubblico. Nel tempo ha corretto questo suo rito (secondo me involontario), anche per motivi regolamentari, riducendo il numero dei rimbalzi. Ogni tanto però ci ricasca, soprattutto quando il match si fa teso, come nel caso del quarto di finale del Roland Garros 2018 perso contro il nostro Marco Cecchinato: con tutto che voglio bene a Djokovic, nel corso del quarto set al milionesimo rimbalzo ammetto di aver perso la pazienza e di aver lanciato qualche imprecazione.

Anche Roger Federer, seppur per un breve periodo, non è rimasto immune da un piccolo rito: farsi passare la pallina sotto le gambe prima di servire. Ma possiamo considerarlo un peccato veniale rispetto alla complessa gestualità di Rafa Nadal.

N.B. Questo articolo non pretende di essere esaustivo. Anzi, se qualcuno ricorda altri episodi, riti scaramantici o abitudini anche di tennisti del passato non esiti a segnalarlo nei commenti

Coppa Davis, Fognini di gambe e di cuore. Azzurri ai quarti

Giappone – Italia 1-3

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Fabio Fognini

Alla fine è stato il week-end di Fabio Fognini. Sì perchè, nonostante non abbia giocato il suo miglior tennis, con gambe, testa e cuore ha trascinato l’Italia ai quarti di finale del World Group della Coppa Davis 2018, regalandole i tre punti necessari a battere il Giappone. Il tennista ligure è stato in campo per circa 12 ore in tre giorni, ha giocato 14 set, ha sofferto, è caduto, si è rialzato, ma alla fine ne è valsa la pena. Prima di tutto per confermarsi ancora leader indiscusso di questa squadra, che al momento non può prescindere da lui, dal suo bagaglio tecnico.

Dopo un venerdì terminato sull’uno pari, con la sofferta vittoria di Fabio contro Taro Daniel e la sconfitta di Seppi contro Sugita, il doppio del sabato è stato determinante per spostare l’inerzia della sfida a favore degli Azzurri. La coppia Bolelli-Fognini ha infatti giocato un match esemplare contro i nipponici Machlachan e Uchiyama. Simone Bolelli ha rispolverato il dritto dei vecchi tempi, un missile aria-aria da far spavento, mentre Fabio, nonostante un problema al tallone, ha messo a disposizione della squadra il suo vasto repertorio di colpi. Per i giapponesi non c’è stato scampo: sono usciti battuti in quattro combattutissimi set terminati 7-5, 6-7, 7-6, 7-5 in favore degli Azzurri.

E poi stamattina, mentre in Italia sorgeva il sole, Fabio ha chiuso la sfida con una nuova maratona di cinque set, battendo in 4 ore e 8 minuti il numero uno giapponese Sugita con il punteggio di 3-6, 6-1, 3-6, 7-6, 7-5. Oltre la stanchezza, oltre il tallone malandato, oltre un tappeto indoor su cui la palla schizzava più del solito, oltre quella testa che tante volte lo aveva tradito, oltre i passaggi a vuoto. Una vittoria di gambe e di cuore. Chissà che per lui non sia arrivato finalmente il momento di spiccare il volo. Meglio tardi che mai.

Coppa Davis, Giappone e Italia in parità

Giappone – Italia 1-1

Chi pensava che la trasferta giapponese per l’Italia del tennis sarebbe stata una passeggiata di salute, considerata anche l’assenza nelle file nipponiche dell’ex numero 5 del mondo Kei Nishikori, dovrà ricredersi. In questo primo turno del World Group di Coppa Davis regna l’equilibrio: dopo la prima giornata il Giappone è più che mai in partita e sul veloce indoor di Morioka il risultato è aperto a ogni soluzione.

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Fabio Fognini

Fognini fatica ma vince. La sfida fra Italia e Giappone è iniziata con la vittoria al quinto set di Fabio Fognini, il nostro numero 1 (n. 22 ranking ATP), sul venticinquenne nipponico, Taro Daniel (n. 100), con il punteggio di 6-4, 3-6, 4-6, 6-3, 6-2. In Coppa Davis, si sa, la classifica mondiale non è indicativa. Contano più le motivazioni e l’entusiasmo, il sacrificio e l’approccio, peculiarità che al giapponese non sono mancate, aiutandolo a sopperire ai suoi limiti tecnici. Il tennista ligure, invece, non ha giocato un buon match: tanti errori gratuiti e un servizio poco incisivo l’hanno obbligato a rincorrere l’avversario, passato in vantaggio per 2 set a 1. Ma nel quarto e nel quinto set Fabio è riuscito a raddrizzare l’incontro con testa e cuore. Bisogna dargliene atto: in questi mesi Fognini sta facendo un gran lavoro su se stesso. In altri tempi, infatti, il match di oggi l’avrebbe perso malamente, macchiando la già opaca prestazione con una delle sue proverbiali sceneggiate. Invece, nonostante le difficoltà e un presunto torto arbitrale, è rimasto concentrato e ha regalato il primo punto all’Italia in 3 ore e 55 minuti.

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Andreas Seppi

Seppi cede a Sugita. Nel secondo singolare, invece, Andreas Seppi (n. 78) ha avuto la peggio con il numero uno delle squadra giapponese, Yuichi Sugita (n. 41). L’altoatesino ha conquistato il primo set con il punteggio di 6-4, poi però è salito in cattedra Sugita che ha vinto il terzo e il quarto per 2-6, 4-6. Nonostante qualche chiamata dubbia e un po’ di confusione da parte del giudice di sedia in un momento cruciale del quarto set, l’italiano è riuscito a portarlo a casa con il punteggio di 6-4. Il quinto set diventava subito incandescente: nel primo gioco Andreas concedeva il break al suo avversario per poi riprenderselo nell’ottavo game, portandosi sul 4 pari. L’inerzia del match sembrava cambiata: in vantaggio 5 a 4 Seppi arrivava per due volte a due punti dalla vittoria e sul 6-5 l’italiano sprecava addirittura un match point con l’ennesimo dritto sparato in rete. A quel punto Sugita riprendeva fiducia e controllo del gioco, portando Andreas al tie-break e travolgendolo con un perentorio 7 a 1. Peccato.

Ora ai ragazzi di Barazzutti serve una grande prestazione nel doppio di domani. L’incontro, infatti, sarà fondamentale per spostare gli equilibri della sfida.

Australian Open 2018 – Pazzi per Chung

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Tennys Sandgren

Favola Sandgren. Tennys Sandgren, un nome di battesimo, un destino. 26 anni, numero 97 della classifica ATP, mai andato in carriera oltre l’85esima posizione. Habitué del circuito challenger, l’americano è arrivato agli Australian Open 2018 con la prospettiva di fare una comparsata o poco più, il suo tabellone appariva infatti proibitivo, presentandogli sul cammino il numero 8 del mondo Stan Wawrinka. E invece è riuscito a battere nell’ordine il francese Chardy, poi il top ten svizzero e ai sedicesimi il tedesco Marterer. Per uno abituato a giocare tornei minori, già questi ottavi di finale sarebbero sufficienti per raccontare una magnifica favola ai propri nipotini, magari tra quarant’anni davanti al caminetto. E invece Sandgren non si è accontentato e oggi ha affrontato Dominic Thiem, numero 5 del mondo, senza paura, lasciando andare il braccio e trasformando così la sua favola in un’impresa epica. L’americano, l’unico ancora in gara, si è caricato il peso di una nazione sulla schiena e ha superato l’austriaco in 5 set con il punteggio di 6-2, 4-6, 7-6, 6-7, 6-3.

Chung
Chung

Pazzi per Chung. Nei quarti Sandgren affronterà il ventunenne Chung, numero 58 del ranking ATP, Next Gen a cui non si può rimanere indifferenti per bagaglio di colpi e doti atletiche. Oggi, nella Rod Laver Arena, il coreano ha fatto a polpette Novak Djokovic, giocando un tennis devastante, completo, a ritmi altissimi, che ha costretto l’ex numero del mondo a capitolare in tre set con il punteggio di 7-6, 7-5, 7-6. Che Chung fosse in ascesa è noto a tutti, ma probabilmente nessuno avrebbe scommesso su questo rapido exploit che l’ha portato a piegare prima il numero 4 del mondo, Alexander Zverev, e poi Djokovic. Ora il coreano troverà Sandgren con cui ha una cosa in comune: è la prima volta in carriera che arrivano a un quarto di finale di uno Slam.

Federer
Roger Federer

Nadal e Federer inossidabili. Rafa e Roger, invece, continuano a lasciare poche chance ai loro avversari. Negli ottavi Nadal ha concesso appena un set al generoso e tenace argentino Diego Schwartzman, mentre Federer ha battuto in tre set la sorpresa Fucsovics, commettendo qualche errore di troppo che si è fatto prontamente perdonare con una deliziosa volée dietro la schiena che vale il prezzo del biglietto o dell’abbonamento a Sky.

Seppi e Fognini
Seppi e Fognini

Seppi e Fognini. Erano 43 anni che due italiani non si qualificavano contemporaneamente agli ottavi dello stesso Slam, precisamente dal 1976. Ma il sogno è durato poco. Ieri notte Andreas Seppi ha perso in quattro set contro l’inglese Edmund con il punteggio di 6-7, 7-5, 6-2, 6-3, salutando così gli Australian Open. L’altoatesino ha comandato il gioco per tutto il primo set e all’inizio del secondo, poi Edmund è salito in cattedra, anche grazie a un vistoso calo fisico dell’italiano, che non ha più trovato il suo miglior servizio. Peccato. Esce agli ottavi anche Fabio Fognini, che ha provato a fermare un Tomas Berdych che sembra aver ritrovato i colpi dei giorni migliori. L’italiano ha giocato sprazzi di buon tennis, ma con un avversario in questo stato di forma serviva una prestazione di altissimo livello. Il ceco ha chiuso in tre set con il punteggio di 6-1, 6-4, 6-4, ma Fognini ha dato l’idea di esserci in tutti i sensi e di poter crescere ancora nelle prossime settimane. Speriamo di vederlo presto dove merita di stare: tra i primi 20 giocatori del mondo.

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Serena Williams con la sua bimba

Torneo femminile. In attesa che tornino le star del tennis femminile, ovvero Maria Sharapova, che c’è (fisicamente) ma ancora non si vede (nei risultati), e Serena Williams, impegnata tra pappe e poppate, il torneo femminile punta sulla Halep che, dopo lo spavento con l’americana Davis, ha superato agevolmente la Osaka con un perentorio 6-3, 6-2. Da tenere d’occhio la rediviva Angelique Kerber, che a sorpresa potrebbe rimettere in riga tutte le colleghe, comprese Svitolina e Wozniacki.

 

Numeri uno al Foro Italico – Le interviste a Roberta Vinci e a Fabio Fognini su La Freccia

Questo mese, sul nuovo numero del magazine La Freccia, ho parlato di uno sport che seguo fin dall’infanzia: il tennis. Nello specifico ho dedicato spazio a uno degli appuntamenti imprescindibili per ogni appassionato: gli Internazionali BNL d’Italia, che si terranno a Roma dal 2 al 15 maggio. Per l’occasione ho intervistato i nostri numeri uno: Roberta Vinci e Fabio Fognini. (Cliccare sulle pagine per ingrandirle)