Sono stato invitato a presentare il libro “Desiderio del nulla – Storia della new wave italiana” alla Fiera delle Parole 2014, 8° edizione del festival letterario che per cinque giorni, dal 7 al 12 ottobre, renderà Padova la capitale della cultura. L’incontro si terrà sabato 11 ottobre presso il Centro Universitario di Via Zabarella. Vi aspetto! Anche perché il programma di quest’anno è veramente vasto e interessante. Quindi una passeggiata culturale non può che far bene alla mente e all’anima.
Qualche anticipazione: oltre alla presentazione del mio libro, dal 7 al 12 ottobre ci saranno 150 incontri con i nomi più importanti della letteratura, del cinema, della musica, dell’arte e del giornalismo, italiani e stranieri: Lilli Gruber, Gian Antonio Stella, SergioStaino, Dario Vergassola, Giuliano Montaldo, Andrea De Carlo, UtoUghi, MassimoRecalcati, Pino Roveredo, UmbertoGalimberti, FlavioCaroli, Maria Rita Parsi, Marco Rossi Doria, Manuel De Sica, Claudio Fava, Michele Gambino, Vito Mancuso, Gherardo Colombo, Paolo di Paolo, Dacia Maraini, Paolo Mieli, Piero Dorfles, Cinzia Tani, Corrado Augias, Giuliano Montaldo, Roberto Vecchioni, Don Antonio Sciortino, Mario Tozzi, Federico Taddia, Vittorino Andreoli, Andrea Vitali, Massimo Cirri, Gianluigi Ricuperati, Bruno Gambarotta, Valerio Massimo Manfredi, Eugenio Finardi, Michele Serra e tanti altri.
A tutti i coloro che si trovassero a passare per l’Irpinia nella seconda metà
Vinicio Capossela
d’agosto, consiglio di non perdere l’Ariano Folkfestival 2014 (14 – 18 agosto) e lo Sponz Fest (20 -31 agosto). Anche quest’anno il primo rappresenta una sorta di giro del mondo musicale con artisti e band provenienti dall’Europa, dal Sudamerica e dall’Africa. Mentre la seconda edizione dello Sponz Fest – Mi sono sognato il treno, manifestazione sulla ritualità dello sposalizio ideata e diretta da Vinicio Capossela, amplia il proprio programma, il nome e le location. Inoltre lancia la prima edizione del Calitri Sponz Film Fest, concorso internazionale per cortometraggi dedicati a matrimoni e sposalizi.
Per approfondire vi consiglio di leggere l’articolo che ho scritto su questi eventi:
KraftwerkIeri sera tutte le persone accorse all’AuditoriumParco della Musica di Roma hanno vissuto un appuntamento straordinario con la storia della musica. I Kraftwerk, i padri della sperimentazione elettronica, hanno proposto uno spettacolo in 3D, un mix da brividi di innovazione sonora e visuale. Vi propongo il mio articolo sulla serata uscito oggi su ilfattoquotidiano.it.
Taddrarite – le protagonisteDopo la vittoria dell’anno scorso di Io, mai niente con nessuno avevo fatto, che metteva al centro il tema dell’omosessualità, della violenza e della malattia, il Roma Fringe Festival 2014 incorona Taddrarite, uno spettacolo sulle violenze taciute, quelle subite da molte donne tra le mura domestiche. La rappresentazione, che ha come protagoniste Luana Rondinelli, Claudia Gusmano e Anna Clara Giampino, è un invito a liberarsi da un’antica schiavitù fisica e psicologica.
Ecco il mio resoconto della kermesse e della serata finale:
Dopo la coinvolgente presentazione del libro “Il tempo della musica ribelle” alla Mondadori di Fondi, da gennaio 2013 ripeterò la bella esperienza anche in altre città.
Questi i prossimi appuntamenti:
il 15 gennaio sarò a Roma, alla libreria Feltrinelli di Viale Libia n. 186, insieme ad Andrea Satta, voce dei Tetes de Bois, e Alessandro Portelli, studioso e presidente del Circolo Gianni Bosio, nonché membro del Nuovo Canzoniere Italiano; la presentazione inizierà alle ore 18;
il 26 gennaio sarò a Monte San Biagio, alla Biblioteca Comunale in via Roma n. 2, insieme a Pierluigi Moschitti, membro del “Canzoniere dell’Appia” ed esperto di musica popolare, e Guglielmo Raso, che introdurrà la presentazione; orario d’inizio sempre le 18;
il 3 marzo sarò a Bruxelles, all’Istituto Italiano di Cultura in rue de Livourne 38, insieme al giornalista di TMNews, Lorenzo Consoli.
Mercoledì alle ore 18 andrà in onda una breve intervista al sottoscritto, a cura di Barbara Scardilli, su Radio Web Italia. Presenterò il mio nuovo libro, “Il tempo della musica ribelle – Da Cantacronache ai grandi cantautori italiani” (Stampa Alternativa/Nuovi Equilibri).
Siccome siamo nella settimana degli Internazionali d’Italia e il tennis italiano maschile stenta a decollare, mi è venuta un po’ di nostalgia per Canè, Gaudenzi, Camporese, Nargiso. Giocatori che hanno segnato la mia adolescenza di appassionato di tennis con alcune piccole imprese agonistiche (mai equiparabili a quelle di Panatta), ma che mi hanno ugualmente emozionato. Un esempio? La vittoria di Paolo Canè su Mats Wilander, a Cagliari, in occasione dei quarti di finale di Coppa Davis. Oppure le imprese di Andrea Gaudenzi, sempre in Coppa Davis, che fruttarono all’Italia una fantastica finale contro la Svezia, con tanto di drammatica rottura di un tendine del braccio del giocatore di Faenza, costretto a ritirarsi sul 6-5 al 5° set. Eccetera, eccetera, eccetera. Beh, in questa serata intrisa di nostalgia, ho fatto una piccola ricerca per capire che fine avessero fatto i tennisti italiani protagonisti della mia adolescenza. Soprattutto perché molti di loro non li sento più nominare da tempo.
Cominciamo da Andrea Gaudenzi,uno dei migliori tennisti italiani da Panatta in poi, arrivato ad occupare il diciottesimo posto della classifica
Andrea Gaudenzi
ATP. Dopo svariati interventi chirurgici, nel 2003, a soli trent’anni ha deciso di ritirarsi. Gaudenzi, però, mentre saliva e scendeva dagli aerei per raggiungere le città in cui si svolgevano i tornei del circuito, aveva pensato bene di continuare a studiare e così conseguì la laurea in giurisprudenza. Una volta appesa la racchetta al chiodo, ha frequentato un Master e poi ha cominciato a lavorare per diverse società di management. Attualmente è Sport Marketing Manager della BWIN. Vive a Montecarlo e ha messo su una bella famiglia con sua moglie Giorgia (hanno due bambini e un terzo in arrivo).
Poi c’è il buon Diego Nargiso, il mancino napoletano che ci fece sognare
Diego Nargiso
in più di qualche incontro di doppio di Coppa Davis. Diego è l’unico italiano che è riuscito a trionfare, nel lontano 1987, al torneo juniores di Wimbledon. Attualmente vive e lavora a Montecarlo e gestisce una società che si occupa di vendita e affitto di ville di lusso.
Poi c’è il “piccolo” giocatore veneto, Renzo Furlan, (piccolo perché è appena 1,73 di altezza, poco per un tennista, e a suo tempo qualcuno lo
Renzo Furlan
definì il Chang italiano) arrivato ad occupare la diciannovesima posizione del ranking mondiale. Renzo attualmente lavora per la FIT (Federazione Italiana Tennis) ed è uno dei fautori dei successi di Francesca Schiavone, vincitrice dell’edizione 2010 del Roland Garros. E dall’inizio del 2011 sta seguendo anche Simone Bolelli, giocatore su cui abbiamo riposto parecchie speranze.
E poi c’è l’immenso Paolo Canè, genio e sregolatezza del nostro tennis, arrivato a occupare il ventiseiesimo posto del ranking ATP. Ribattezzato
Paolo Canè
“turbo rovescio” da Giampiero Galeazzi (mi pare durante l’incontro di Davis contro Boris Becker), Canè è sempre stato un grande campione, ma con un carattere difficile. Ricordo bene quando in un’edizione del torneo di Firenze decapitò i fiori a bordo campo con la sua racchetta, in preda ad un attacco d’ira. E ricordo anche quando nel 1993 batté l’australiano Woodford (quando in molti, compreso l’allora presidente della FIT, già lo definivano un ex-giocatore) e per scaricare la tensione, tra un punto e l’altro, insultava i tifosi della squadra avversaria. Questo era Canè. Oggi, dopo la giocosa partecipazione al reality “La talpa”, si dedica a tempo pieno ad allenare, in un club privato, un gruppo di giovani promesse.
Questi sono solo quattro dei tanti tennisti italiani che abbiamo visto calcare i nostri campi negli ultimi venticinque anni. Ma ce ne sarebbero anche altri: Caratti, Pescosolido, Camporese, ecc. ecc. Beh, a parte Furlan, quasi tutti hanno cambiato mestiere. Alcuni, invece, hanno scelto, perché ignorati dalla Federazione o per divergenze di vedute, di non lavorare con la FIT.
In questo momento buio del tennis maschile italiano, non credete che ci sia bisogno anche e soprattutto della loro esperienza?
Intanto, mentre riflettete, guardatevi uno sprazzo di Canè-Wilander. Anima, cuore e talento.
È stato definito “comprimario” per il suo ruolo marginale nei Beatles che gli fece guadagnare l’etichetta di uomo più fortunato degli anni Sessanta. È stato criticato per il suo stile batteristico monotono. È stato giudicato un po’ goffo rispetto a Lennon, McCartney e Harrison. Eppure Ringo Starr è
Ringo Starr
ancora in sella. E a luglio, dopo circa vent’anni, sarà di nuovo in Italia per due concerti che si terranno a Milano e a Roma. L’ex Beatle si esibirà con una band d’eccezione composta da Richard Page alla voce e al basso, Rick Derringer alla chitarra, Wally Palmar alla chitarra, Gary Wright al piano, Gregg Bissonette alla batteria e Edgar Winter nel ruolo di polistrumentista. Ringo Starr si esibirà a Milano domenica 3 luglio, mentre lunedì 4 luglio sarà a Roma all’Auditorium parco della Musica. Il baronetto di Liverpool regalerà al pubblico, con il suo solito sorriso sardonico, cinquant’anni di ricordi e di musica. Alla faccia di chi lo considerava un comprimario.