Spolverando il mio archivio ho ritovato un’intervista con il filosofo Maurizio Ferraris, realizzata per la rivista “In Altri Termini” nel dicembre 2006. In quei giorni usciva il suo libro “Babbo Natale, Gesù adulto”, in cui affrontava il tema delle credenze e della fede. Io gli feci alcune domande da “cazzone” e lui stette al gioco, rispondendo con l’ironia e lo spirito dei veri intellettuali. La ripropongo oggi perché è ancora molto attuale

Crederci, che mistero.
di Salvatore Coccoluto
Professore, la figura di Babbo Natale è da considerarsi puro folklore o ancora ci possiamo aspettare di vederlo volare con la sua slitta trainata da un gruppo di renne?
Di certo mai nessuno al mondo (parlo degli adulti, ovviamente) ha pensato che Babbo Natale fosse qualcosa di più o di diverso dal puro folklore. In questo, Babbo Natale è diverso da Gesù Bambino, che per moltissime persone non è folklore, ma è una divinità che si è incarnata in un uomo. L’aspetto paradossale su cui cerco di portare l’attenzione dei lettori è il fatto, tuttavia, che rispetto alle imprese di Babbo Natale e di Gesù Bambino quelle di Gesù Adulto, in particolare la Resurrezione dalla morte, sono ancora più mirabolanti. E la domanda è dunque: di questa circostanza sono consapevoli coloro che a una certa età smettono di credere che Gesù Bambino porta i regali, ma continuano a credere che Gesù Adulto è risorto?
Cosa distingue le credenze dalla fede?
Niente, direi. Basti pensare che il simbolo della fede cristiana si chiama “credo”.
Lei sostiene che oggi c’è un ritorno della fede rispetto agli anni sessanta, ma che questo non sia accompagnato da un’effettiva riaffermazione della morale cattolica e della conoscenza religiosa. In che cosa consiste questo ritorno? Quali sono le differenze rispetto al passato?
Oggi è molto normale che un uomo politico sia divorziato e si dichiari cattolico, e venga riconosciuto come interlocutore legittimo dalla Chiesa. Questo mi sembra sorprendente, non trova? Ma, al di là di questo, sarebbe interessante porre a questi uomini politici delle domande sulla fede cristiana, un po’ come hanno fatto le Iene in Parlamento su questioni di cultura generale. Ho l’impressione che, anche lì, i politici cristiani andrebbero a spanne, e non si rivelerebbero più informati sulla Trinità di quanto non lo siano sulla Rivoluzione Francese. E sono anche convinto che si arriverebbe agli stessi risultati se l’indagine venisse svolta non nel Parlamento, ma all’uscita delle chiese, tra i fedeli.
Il suo libro è uscito a ridosso delle festività natalizie. Non le sembra un po’ traumatico per i bambini che credono a Babbo Natale e lo aspettano con impazienza?
Dubito che questo mio libro potrà mai capitare nelle mani di un bambino e scioccarlo rivelandogli l’amara verità su Babbo Natale. Spero, invece, che capiti nelle mani di qualche adulto, e gli suggerisca qualche riflessione sulla sua fede, se è credente – riflessioni che non necessariamente devono portarlo a non credere, ma, semmai, a credere con maggiore consapevolezza della enorme scommessa sull’irrazionale che la fede cattolica, in particolare, comporta.
In alternativa, a chi potrebbero scrivere le loro lettere?
Allo psicoanalista.